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Cucina italiana contemporanea, contaminata di territorio. Sa’ di…Cucina è la scommessa avellinese di tre amici legati da una passione viscerale per il vino, per l’Irpinia e oltre.

Si definiscono “open market urbano” e utilizzano il meglio della gastronomia italiana, con un occhio di riguardo per la loro Irpinia. Il tutto, a favore di un concetto giovane di ristorazione, allegro e leggero nella forma. Sa’ di…Cucina & co., rappresenta l’evoluzione dell’enoteca aperta anni fa (si chiamava Sughero).

I proprietari sono sempre gli stessi: Michela Giliberti, Alessandro Guarino Raffaele Del Gaudio. Tre amici che organizzavano visite guidate nelle aziende vitivinicole e che, ad un certo punto, hanno risposto all’urgenza di creare un luogo da animare con idee fresche e offerta contemporanea.

Prima il vino, successivamente la ristorazione vera e propria. Accoglienza ed empatia con il cliente, la sensazione è quella di ritrovarsi a casa di amici.

 

Il locale

La cucina prende spunto dalla tradizione, utilizza materie prime del territorio, ma la forma è libera. Sa’ di…Cucina si trova nel cuore del centro storico di Avellino, in una stradina pedonale che fa da piccolo polo enogastronomico della città. Con le luci della sera, anche l’atmosfera avellinese inizia a darsi un tono, mentre avvistiamo una gelateria artigianale, la pasticceria pluripremiata, il ristorante storico, in altre parole, una fotografia di passato e presente senza sfocature. Giungiamo alla nostra destinazione e ci soffermiamo sul nome. Sa’ di…Cucina, per sottolineare l’intenzione dell’offerta. Personale, ma non pretenziosa. Si cena all’interno oppure sfruttando i tavoli esterni, direttamente sulla strada. Ci accomodiamo fuori e non vediamo l’ora di sentirci a casa.

I nostri assaggi

Diamo un’occhiata al menu e notiamo l’assenza di ricette classiche. Il territorio è protagonista, ma la maniera di raccontarlo è agile. Pappa al pomodoro con salsa di mozzarella e basilico. Un’insalata caprese che si è rifatta il look, perfetta per ritemprarci dal viaggetto in macchina. Piatto successivo, c’è chi lo chiama comfort food. Zuppetta fredda di fagioli quarantini con cipolla ramata, timo e finocchietto selvatico. Scopriamo che il fagiolo quarantino di Volturara Irpina – presidio Slow Food – si chiama così perché passano quaranta giorni dalla semina alla raccolta. Legume antico. Bianco, piccolo, rotondo, buccia sottile, tenero, ma non farinoso. Un piatto che ci costringe a fare la scarpetta con il pane del Panificio De Nardo, caposaldo dell’arte bianca avellinese.

Proseguiamo con un Filetto di maialino, servito con riduzione di birra al miele e verdure brasate. Perfetta la cottura della carne, morbido il morso, accattivante l’amaro delle verdure in sinergia con la dolcezza della salsa. Altra chicca, nel team di Sa’ di…Cucina,  c’è un selezionatore di salumi e formaggi locali, si tratta di Michele Pandiscia. Andrebbe riservato un posticino per il fine pasto che assicura calorie e bontà.

Non rinunciamo al dessert, per noi un voluttuoso Cannolo con ricotta e arancia. Chiediamo di conoscere lo chef e ce ne vengono presentati due, senza gerarchie di sorta: Ines Kondratiuk e Carmine Dello Russo. Della parte alcolica se ne incaricano volentieri i proprietari. Vini del territorio in abbinamento ai piatti. Tra questi, il rosé Vela Vento Vulcano di Tenuta Cavalier Pepe ed il Greco di Tufo Stirpe di Podere Melone, un cru prodotto da uve selezionate nel comune di Montefusco.

Bella serata. Uno spaccato di imprenditoria avellinese dedita al buono e al bello. Plus decisamente utile alla città. La tradizione che trova il modo di stare al passo con i tempi, con quella maniera rassicurante di far sentire tutti a proprio agio.

Qui potete visionare l’articolo completo e le foto . Grazie a Nadia Taglialatela e a tutta la redazione di Mangia e Bevi https://bit.ly/3dl8bGH

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